[Quanto segue è un estratto di informazioni relativo ad un corso diretto dall’autrice Sara Rattaro. Per cortesia, mantenete tale materiale solo per voi.
Grazie, Linda Moon]
Capire se la storia che avete tra le mani sia quella giusta da raccontare è uno dei passi più delicati della vita di uno scrittore. Ma come si fa a decidere quale sia la storia giusta? Le risposte possono essere molteplici.
→ Possiamo scegliere una storia perché in qualche modo ci appartiene, ad esempio, se è una storia che parla di qualcosa che ci è capitato o è capitato a qualcuno che conosciamo e per questo siamo al corrente di molti risvolti importanti.
→ Possiamo scegliere di raccontare una tematica sociale o frequentemente raccontata come l’amore o la sopravvivenza.
Secondo me, l’unica cosa da tenere presente è l’istinto o, meglio ancora, la resistenza della storia stessa nella vostra testa. Ebbene sì, se non riuscite a smettere di pensarci, allora quella è la vostra storia e poco importano tutti i suggerimenti precedenti perché l’unica cosa che conta all’inizio è che ci crediate, che l’amiate, che la consideriate importante.
Il secondo passaggio è capire come raccontarla.
Questo è un punto importante perché ogni storia può essere raccontata in una infinità di modi. Come faccio a trovare quello giusto? La verità è che dovrete trovare il modo migliore per voi, per la vostra voce, per la vostra scrittura. Vi è mai capitato di raccontare una barzelletta e di svelare erroneamente un particolare troppo presto rovinandone così la riuscita senza suscitare nessuna risata ma solo qualche sguardo imbarazzato? Ecco, quel particolare, anche piccolissimo, aveva la sua importanza e a seconda di quando entra in scena può cambiare le sorti della storia stessa.
Immaginate di leggere in una scena che due persone che si incontrano in un luogo pubblico e si ignorano. Potrebbero essere due estranei che si stanno recando a pagare una bolletta, ma se io aggiungessi un particolare personale, ad esempio, che un tempo erano marito e moglie? La scena assumerebbe un aspetto diverso.
Se invece cambiassimo l’ambientazione e specificassimo che si trovano davanti alla scuola dei propri figli? Cosa pensereste del fatto che non si rivolgono la parola? Quello che nella versione base vi era sembrato perfettamente normale, nelle due versioni successive vi sembra strano e soprattutto vi riempie la testa di domande.
Tutto questo è bellissimo. Le domande intendo. Più sono meglio è.
Da questo momento state iniziando a mettere qualche punto fermo su quello che volete raccontare. Continuate a interrogarvi e a rendere plausibili le vostre scelte.
Nel primo caso, il fatto che due ex coniugi non si rivolgano la parola incontrandosi in un luogo pubblico, può significare che il loro matrimonio non è finito in amicizia.
Perché? Potete sbizzarrirvi.
→C’è stato un tradimento?
→Uno dei due è uscito per acquistare le sigarette e non si è più fatto vedere per molto tempo?
→E se fossero molto anziani e il loro matrimonio fosse finito moltissimi anni prima e semplicemente non si fossero riconosciuti? Magari non ci vedono più molto bene e nemmeno la memoria svolge più il suo ruolo in modo brillante. Possibile? Se lo raccontate nel modo giusto, sì. Eccome se è possibile.
Vedete come cambiano le cose? Se però ci pensate, non è poi tanto diverso da quello che accade nella vita. Una volta mi è capitato che una persona che non vedevo da diverso tempo, incontrandola, mi facesse le congratulazioni per il mio fidanzamento. Io rimasi interdetta perché, all’epoca, non ero fidanzata. Facendo una breve indagine avevo capito che un giorno, la madre di questa persona, mi aveva visto in compagnia di un amico in difficoltà e probabilmente aveva interpretato in modo “eccessivo” un mio gesto consolatorio trasferendo la “buona” ma “erronea” notizia alla figlia. Questo significa che, come di certo saprete, la realtà può essere interpretata in mille modi e questo, oltre a complicare spesso l’esistenza, rende però molto più interessante fare questo mestiere.
Tornando alla nostra storia da raccontare, quello che vi suggerisco è di dargli tempo. Lasciatela crescere e non inibitela, anzi, se mai spingetela verso l’inverosimile perché più vi esercitate a trovare spiegazioni logiche per le cose più folli, più facilmente imparerete a trovare spiegazioni logiche alle situazioni che avete in testa senza essere mai banali.
Ricordatevi sempre che nella vostra storia deve accadere qualcosa e spesso è proprio da quel “qualcosa” che potete iniziare a dar vita alla vostra trama. Nessuno di noi si può permettere di raccontare la quotidianità nel suo ripetersi inesorabile ma tutti dobbiamo trovare quel fatto che rompe lo schema, che mette in difficoltà il personaggio, che lo induce a reagire o a mettersi irrimediabilmente nei guai perché questo è quello che catturerà l’attenzione dei nostri lettori.
Chiedetevi sempre “a me questo racconto interesserebbe”? Non dilungatevi nei preamboli o nelle introduzioni. Arrivate al punto.
→Cosa accade?
→Come reagirà il mio eroe?
→Perché si è trovato in quella situazione?
→Qualcuno lo potrà aiutare?
Prima di iniziare a rispondere però, continuate a farvi domande.