Troppo sole


di Ugo Domeniconi
[tempo di lettura: 3min]

Al primo sole Augusto si era precipitato al mare per riposarsi dopo intensi giorni di lavoro. Voleva semplicemente rilassarsi, ma non ci era riuscito. Vicino a lui c’erano solo tre ragazzi che si stavano salutando. Due se ne andarono dicendo che sarebbero tornati alle 17.30.  Il terzo rimase disteso sul suo lettino e, senza muoversi, li salutò. Erano le 13.30, per cui Augusto pensò che per quattro ore sarebbero stati tranquilli.

Infatti, il ragazzo prese dalla borsa un libro e, infilatosi gli occhiali, cominciò a leggere. Augusto fece altrettanto e, dopo aver letto qualche pagina, si rese conto di essere senza crema protettiva. Notò che il vicino era sotto al sole perfettamente adagiato, tanto che, all’idea di chiedergli la crema, aveva la sensazione di disturbarlo, ma non aveva scelta.

Il ragazzo non si scompose e gentilmente, senza alzarsi, allungò il braccio per passargliela. Si tolse gli occhiali e solo in quel momento Augusto si rese conto di quanto era bello. Di quelle bellezze oggettive, indiscutibili. Il non scomporsi e la lentezza dei suoi gesti, lo rendevano particolarmente elegante. Pur desiderando scambiare qualche parola, Augusto tornò alla lettura, sbirciandolo di tanto in tanto. Fino a quando non arrivarono due esuberanti signore che scelsero proprio l’ombrellone vicino a loro.

Oltre a un’ondata di profumo, portarono un discreto livello di rumore con la nevrotica mania di trafficare sui cellulari e il tentativo di attirare l’attenzione con il tono di voce. Erano palesemente interessate al ragazzo bellissimo che, rimanendo immobile, le stava rendendo sempre più nervose e sfrontate. Erano belle, forse abituate a scatenare negli uomini un certo interesse, e la sua indifferenza sembrava innervosirle.

Ben presto, iniziarono a fare un discorso sottilmente rivolto a lui, su quanto gli uomini fossero cambiati e su quanto non avessero più il coraggio di corteggiare, restando spesso inermi. Un luogo comune dietro l’altro che non sortivano minimamente l’effetto sperato.

Augusto fingeva di non accorgersi di nulla, mentre il ragazzo, sdraiato sul suo lettino, concedeva solo uno sguardo di tanto in tanto. A loro non bastarono i suoi occhi e il pomeriggio andò avanti così, tra l’ironia maschilista delle due improbabili signore e i suoi sguardi furtivi al ragazzo così bello che, pur non facendo nulla per averla, aveva rapito tutta la loro attenzione.

Tutto finì esattamente alle 17.30 e nel modo più amaro che né Augusto, né le due improbabili signore, avrebbero potuto immaginare. Come avevano detto, i due ragazzi tornarono e, sollevato l’amico dal lettino, lo adagiarono su una sedia a rotelle. In quel momento fu chiaro sia ad Augusto che alle signore che il ragazzo, oggetto della loro attenzione per tutto il pomeriggio, non era timido o disinteressato. Era paraplegico. Fu anche così educato da salutare tutti e tre prima di andarsene.

Augusto non ce la fece a restare lì, temendo di dover ascoltare commenti inopportuni che le due donne avrebbero potuto fare. Se ne andò, sentendosi in colpa per aver pensato che quel ragazzo fosse così bello da essere altezzoso o forse nemmeno interessato alle donne. Si rese conto che né lui, né le due signore avevano nemmeno per un attimo pensato che ognuno di noi è, come sempre, quello che è. 
Semplicemente.

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L’autore dice di se stesso: 《Ciao sono Ugo e ho davvero tante passioni: dal cinema, alla musica, alla moda e, non ultima, la scrittura. Ho sempre amato scrivere tutto quello che mi passava per la testa, forse per assicurarmi di non essere solo quello che sonoUgo Domeniconi


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