Troppo sole


VERSIONE ORIGINALE, NON EDITATA di Ugo Domeniconi

Il seguente racconto è stato editato secondo questi punti:
Rosa: errori grammaticali
[sintassi, espressioni scorrette, coniugazione dei verbi ecc…]
Azzurro: errori dal punto di vista della scrittura
[ripetizioni, punteggiatura dialoghi incoerente, tic letterari, sviste stilistiche]
Giallo: questioni tematiche o di coerenza narrativa

INIZIO – Finalmente un sole deciso era arrivato e Augusto si era precipitato al mare, per gustarsi il meritato relax dopo giorni di lavoro. Voleva semplicemente rilassarsi e non pensare a nulla. Voleva appunto. Ma non ci è riuscito.

Lo stabilimento nel quale si era fermato non era particolarmente affollato. Aveva scelto di piazzarsi sotto ad un ombrellone intorno al quale non c’era nessun altro per essere sicuro di non avere rompiscatole vicino ed in effetti  c’era solo un uomo già steso sul suo lettino che stava salutando due ragazzi i quali dissero che sarebbero tornati per le 17.30.
Non notò nulla di strano in quel momento. 

Erano le 13.30 e quindi gli venne automatico pensare che per 4 ore sarebbero rimasti tranquilli, ognuno con i propri pensieri. Anzi ognuno con le proprie letture perché immediatamente lui prese da una delle due borse che aveva ai lati del suo lettino un libro e infilandosi un paio di occhiali scuri cominciò a leggere.
E Augusto appena posizionato fece la stessa cosa.

Aveva letto già un certo numero di pagine quando si rese conto che il sole cominciava a scottare un e non aveva con sé nessuna crema protettiva. Non aveva nessun altro vicino a cui poterla chiedere così la chiese proprio a lui che gentilmente gli diede la sua allungando la mano per passargliela.

Avvicinandosi a lui Augusto si rese conto di quanto fosse straordinariamente bello. Di quelle bellezze indiscutibili, oggettive. E di quanto sembrasse rilassato, e comodo nella sua postazione al riparo dal sole. 

In quel momento Augusto avrebbe voluto scambiare qualche parola ma lui non sembrava averne voglia così tornò al suo posto ringraziandolo per la crema. E ricominciòa leggere, sbirciandolo di tanto in tanto. Fino a quando non arrivarono due donne non proprio giovanissime ma esuberanti e appariscenti che, chissà perché, vollero proprio l’ombrellone vicino a loro due.

Oltre ad un’ondata eccessiva di profumo portarono un discreto livello di rumore, tra la nevrotica abitudine di trafficare con i cellulari e l’evidente tentativo di richiamare l’attenzione con un tono di voce palesemente alterato. Erano chiaramente entrambe attirate dal ragazzo bellissimo che non scomponendosi minimamente e continuando a restare immobile sul suo lettino le stava rendendo sempre più spazientite e al tempo stesso sfrontate.

Erano comunque due belle donne, probabilmente di quelle abituate a scatenare subito negli uomini un certo interesse. La sua indifferenza le innervosiva e ben presto incominciarono ad assumere atteggiamenti piuttosto espliciti tanto che non notando reazioni da parte del ragazzo cominciarono a fare un discorso sottilmente rivolto a lui su come gli uomini siano cambiati. Su quanto gli uomini giovani non abbiano più il coraggio di corteggiare una donna, restando spesso immobili ad aspettare che la donna faccia il primo passo. 

Di quanto fino a pochi anni fa ad una donna bastasse poco per essere oggetto di complimenti galanti e a quanto ora con questo politically correct tutto ciò non succedesse più. Insomma un luogo comune dietro l’altro che però non sortivano minimamente l’effetto che loro speravano.

Augusto dietro ai suoi occhiali da sole e il suo libro fingeva di non accorgersi di loro e lui invece si era tolto i suoi e con quegli occhi magnetici che si trovava le guardava con una certa insistenza ma nonostante questo rimaneva immobile sul suo lettino senza concedere nulla di più di un’occhiata.

Fu in quel momento che le due donne dissero: “ ma quanto sono pigri questi uomini?…..non si muovono proprio più….nemmeno se gliela sbatti in faccia….”e giù a ridere.

E il pomeriggio che Augusto avrebbe voluto vivere in totale tranquillità e silenzio continuò per un altro in quel modo, tra l’ironia maschilista fatta da due improbabili “signore” più interessate a mostrare il loro seno appena rifatto che un di senno e i suoi sguardi furtivi a quel ragazzo così bello che pur non facendo nulla per ottenerla aveva preso tutta la loro attenzione.

Ma tutto questo finì all’improvviso e nel modo più amaro che ne Augusto ne le due discutibili signore avrebbero potuto immaginare. Finì proprio alle 17.30. Perché esattamente come avevano detto   i due ragazzi tornarono e solo in quel momento tutti si resero conto che il ragazzo che era stato per tutto il pomeriggio l’oggetto della loro attenzione non era pigro, svogliato o timido. Era paraplegico. 

I due ragazzi arrivarono il più vicino possibile al suo ombrellone con una sedia a rotelle e insieme lo sollevarono dal suo lettino con abilità e lo fecero sedere sulla sedia raccogliendo le sue due borse nelle quali aveva tenuto tutto quello che gli serviva senza doversi mai alzare. Fu anche così educato da salutare tutti e tre prima di andarsene. 

Augusto non ce la fece a rimanere più a lungo lì ad ascoltare gli eventuali commenti imbarazzanti che le due tipe avrebbero potuto fare subito dopo questa scena. E così se ne andò, sentendosi in colpa per aver pensato che quel  ragazzo fosse talmente bello da essere forse altezzoso o pensando che magari non fosse interessato alle donne. Si rese conto che ne lui ne le due signore sulla spiaggia avevano nemmeno per un attimo pensato che ognuno di noi è, come sempre, semplicemente quello che è. 
Punto.
E fine.

,

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *