La ragazza con la chitarra


VERSIONE ORIGINALE, NON EDITATA di Ugo Domeniconi

Il seguente racconto è stato editato secondo questi punti:
Rosa: errori grammaticali
[sintassi, espressioni scorrette, coniugazione dei verbi ecc…]
Azzurro: errori dal punto di vista della scrittura
[ripetizioni, punteggiatura dialoghi incoerente, tic letterari, sviste stilistiche]
Giallo: questioni tematiche o di coerenza narrativa

Inizio – Martin ogni mattina faceva sempre lo stesso percorso per andare al lavoro. All’ angolo della strada prendeva il giornale al volo che, spesso,  non aveva nemmeno il tempo di leggere in pace e senza aver mai conosciuto il giornalaio. Incrociava gli sguardi delle stesse persone che come lui facevano quel tragitto da anni, ma senza guardarli negli occhi.

Era un grande osservatore dei dettagli, ma in fondo non vedeva le persone. Era capace di ricordare il colore di un abito abbinato in modo inopportuno ad un paio di scarpe sbagliate ma non chi lo indossasse. Poteva notare un trucco sbavato su una donna trasandata ma non cosa riflettessero i suoi occhi. Non aveva tempo per guardare, ma solo per osservare. Il suo tempo era tutto incentrato nell’inseguire il suo obiettivo. Diventare qualcuno. Velocemente e senza intralci di nessun tipo.

Acquistava ogni cosa on line per non perdere tempo nei negozi, evitava i rapporti a due per non incorrere nel rischio di dover rivedere i suoi progetti e aveva chiuso ogni rapporto anche con la sua famiglia di origine per non essere coinvolto in impegni che lo avrebbero deconcentrato. Si poteva definire un uomo arrivista, egoista e con un urgenza di vivere da non accorgersi di chi aveva intorno.


Arrivando alla stazione metropolitana, ogni mattina, passava davanti ad una ragazza che cantava accompagnata dalla sua chitarra, in cerca di spiccioli, ma senza guardarla. Scendeva le scale mobili incrociando persone di ogni tipo intenti a raggiungere velocemente le loro destinazioni, in mezzo ad un brusio di voci e sibili di treni che coprivano quel silenzio che in tanti si portavano dentro. 

Ma quella mattina qualcosa di insolito stava per accadere. Pochi passi dietro Martin c’era Julia, una ragazza tra le tante, che prendevano ogni giorno quel treno. Apparentemente banale e insignificante era l’esatto opposto di Martin che tutte le volte che l’aveva incontrata aveva al massimo notato quanto fosse anonima.

Lei invece, sin dal primo giorno che lo aveva visto, aveva subito notato il suo sguardo, e tutto quello che raccontavano quegli occhi. Lei riusciva a leggere il cuore delle persone semplicemente guardandole e poi amava fantasticare su quello che le trasmettevano. Aveva intuito che Martin era concentrato solo su se stesso, ma era sicura che, dietro quello sguardo vuoto, ci fosse un animo buono, e forse un passato doloroso.

Non aveva mai trovato un’occasione per iniziare un discorso con lui e con la sua calma e disincantata pazienza aspettava il momento giusto, fiduciosa. Al contrario di Martin, Julia non aveva fretta di vivere, sapeva godere di ogni momento della sua giornata, cogliendo sempre il meglio dalle persone che incontrava.

Se Martin notava l’usura di un tessuto su una passeggera trasandata lei notava con quanto amore quella donna aveva saputo rammendare quel buco sulla manica di quel vecchio cappotto e si divertiva a pensare a quante storie poteva aver vissuto quella signora. Quanti bimbi potesse aver  tenuto tra le sue braccia con quel soprabito o quante lacrime avesse potuto asciugare con quella manica.
 


Quella mattina Julia e Martin stavano scendendo parallelamente lungo la tripla fila di scale mobili della metro quando all’improvviso tutto si bloccò. Martin ebbe un momento di stizza pensando al ritardo che avrebbe causato quel blocco, Julia invece fu felice di trovarsi proprio di fianco a lui sulla scala. Un annuncio chiese a tutti i passeggeri presenti nella stazione di non muoversi dal punto dove si trovavano e di mantenere la calma. 

I treni sbarrarono le loro porte scorrevoli per non lasciare salire o scendere nessun passeggero. Cosa stava succedendo? Un attentato? Poteva esserci una bomba nella stazione, un attentatore integralista con dell’esplosivo, o qualsiasi altro atto che avrebbe messo a repentaglio la vita di tutti.

La paura cominciava a disegnarsi sui volti delle persone che ammutolite rimasero immobili dove si trovavano, consapevoli del fatto che non avrebbero potuto fare altro. Il silenzio che si era creato stava diventando più assordante di tante urla strazianti. Fu probabilmente proprio per rompere quell”insostenibile vuoto che la cantante in cerca di spiccioli intonò una canzone che, in quel silenzio, tutti potevano sentire.

Non era una canzone qualunque. Era conosciuta da tutti, era una preghiera. Anche Martin la conosceva bene, gliela cantava ogni sera sua nonna. Gliela cantò anche la sera prima di morirgli tra le braccia. La stessa sera in cui decise di andarsene da quella piccola città di provincia per correre verso la sua vita inarrestabile in città.

In quel momento accadde qualcosa di incredibile. Tutti iniziarono a cantare quella canzone e ben presto un coro di centinaia di voci ruppe quel silenzio insopportabile. Martin, per la prima volta dopo tanto tempo, ebbe un cedimento e, nell’ immobilità in cui era costretto, riuscì a sentire tutta la sua paura di vivere e tutta la sua voglia di amore che solo sua nonna aveva appagato. Affranto, appoggiò la sua mano sul corrimano della scala come per trovare un appoggio.

Julia aveva osservato per tutto il tempo Martin per cercare nei suoi occhi un contatto che non c’era mai stato e appena vide quel gesto capii che quel momento che, con tanta pazienza aveva aspettato, era arrivato. Appoggiò la sua mano su quella di Martin e lui, girandosi, per la prima volta, la guardò negli occhi e la vide. Vide tutto il suo amore, e ritrovò quel calore che non aveva più sentito.

Rimasero così per alcuni minuti, perdendosi ognuno negli occhi dell’altro, fino a quando un secondo annuncio comunicò che si era trattato di un banale guasto tecnico in tutta la zona che aveva causato un black out totale. Non era successo niente. Apparentemente. 

Da quel giorno la vita di Martin non fu più la stessa.  Ogni mattina,  passando dal giornalaio, si fermava a scambiare due chiacchiere con lui e arrivando alla stazione metropolitana trovava sempre il tempo di fermarsi ad ascoltare almeno una canzone della ragazza con la chitarra che aveva scoperto che si chiamava Rita, proprio come sua nonna e a lui non parve una casualità. Di tanto in tanto gli capitava ancora di correre, soprattutto al rientro alla sera. Perché non vedeva l’ora di tornare a casa dalla sua Julia.

Fine

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