VERSIONE ORIGINALE, NON EDITATA di Ugo Domeniconi
Il seguente racconto è stato editato secondo questi punti:
Rosa: errori grammaticali
[sintassi, espressioni scorrette, coniugazione dei verbi ecc…]
Azzurro: errori dal punto di vista della scrittura
[ripetizioni, punteggiatura dialoghi incoerente, tic letterari, sviste stilistiche]
Giallo: questioni tematiche o di coerenza narrativa
Serena non era la mia compagna ma era forse l’unica persona a cui avevo concesso un piccolo spazio nella mia vita. Ero venuto a vivere a Londra esclusivamente per inseguire la mia scalata professionale, velocemente e senza distrazioni. Viveva sul mio stesso pianerottolo, era discreta, solitaria e si faceva i fatti suoi. Ci eravamo conosciuti una sera in cui aveva subito un’aggressione da un immigrato balordo sotto casa e io avevo cercato di tranquillizzarla, ma questo l’aveva resa diffidente verso gli altri e da quella sera usciva solo se era indispensabile.
Non ci eravamo nemmeno mai detti esattamente di cosa ci occupavamo, da dove venivamo, ma probabilmente entrambi avevamo ritenuto che fosse meglio così. Forse lei aveva desiderato che nascesse qualcosa tra noi due ma io non mi ero mai fermato nemmeno per un attimo a pensarci. Non avevo tempo per una relazione che sicuramente avrebbe rallentato la mia corsa verso il successo. Odiavo dover modificare i miei piani perché difficilmente lasciavo spazio a imprevisti. Organizzavo sempre la mia giornata con un ritmo veloce e con largo anticipo, ma non avevo potuto rifiutare questo favore a Serena.
Non avevo capito esattamente perché fosse così urgente ritirare quel pacco proprio quel giorno, e perché Serena avesse scelto un ufficio postale così centrale ed affollato come fermo posta, ma avevo talmente poco tempo e poca voglia di approfondire che avevo accettato di aiutarla. All’apertura ero già davanti all’ingresso dell’ufficio postale perché come sempre avevo un sacco di cose da fare e dovevo farle velocemente. Avevo già perso troppo tempo a cercare il parcheggio, le monetine, un posto all’ombra. C’era già fila all’ufficio postale e dal tipo di persone che mi precedevano mi resi conto che era il giorno di pagamento del sussidio statale ai senzatetto, ai disoccupati, agli immigrati.

Mi stavo innervosendo perché capivo che avrei perso più tempo di quello che avevo calcolato e quindi avrei tardato all’appuntamento successivo, ma ormai non potevo fare altro che aspettare il mio turno. Nell’attesa si stavano aggiungendo altre persone che incominciavamo a riempire le file ai vari sportelli ma finalmente sul display comparve il mio numero di ticket. In pochi minuti mi trovai tra le mani il pacco di Serena e scoprii in quel momento di esserne il mittente. In più inaspettatamente mi venne chiesto un pagamento di cui non mi aveva parlato. Il rischio di tardare ulteriormente aumentava ma non potevo fare altro che chiamarla e lei, scusandosi, mi chiese di anticipare la somma.
In quel momento, nella fretta, non le chiesi spiegazioni ulteriori pensando di farlo successivamente con più tempo. Dovevo sbrigarmi per non tardare al mio appuntamento.
Stavo riprendendo la mia carta di credito dall’impiegata quando, improvvisamente, un’esplosione devastante arrestò violentemente ogni forma di vita presente, paralizzando tutto in un silenzio spettrale, compresa la mia inarrestabile corsa verso il successo. Nella mia bramosia di vivere al massimo non avevo trovato un momento per capire chi era davvero Serena mentre lei nell’immobilità della sua solitudine aveva avuto tutto il tempo di coltivare un istinto vendicativo sia verso colui che non aveva trovato il tempo di amarla e sia verso quel tipo di persone che avevano trovato quello per aggredirla. Pochi minuti dopo, infatti, Serena ebbe la conferma che il suo piano era perfettamente riuscito dai notiziari della televisione.
Fine
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