La venere di Capua


[tempo di lettura 2min]

Mi innamorai di Livia, come solo a otto anni ti puoi innamorare, la prima volta che la vidi. Furono i suoi occhi, verdi come l’erba della via Appia, a colpirmi.

Odiavo passare le estati in villeggiatura nelle case degli amici senatori di mio padre. Discutevano di schiavi, barbari, della guerra in Britannia, e io mi annoiavo. Mi mancava Roma, ma quel luglio, quando arrivò anche lei, tutto cambiò. Lì la vidi solo di sfuggita e questo mi bastò. 

La villa di Capua era rettangolare, circondata da colonne e da un ruscello che finiva nella piscina nel peristilio, ed ero lì a raccogliere sassi. Ne presi uno che mi piaceva, era bianco con riflessi verdi lucenti. Mi sembrava raro e prezioso e lo misi nella bisaccia, quando sentii una voce.

«Psst! Vieni qui!»
Era lei. Sparì dietro una colonna con un risolino e io la seguii. Corse attorno alla piscina con me alle calcagna. Ridevamo insieme. Deviò a destra verso la cucina, ma quando io feci lo stesso… BAM! Girato l’angolo sbattei contro una domestica. Ella aveva in mano un’anfora di vino caldo che volò e si infranse a terra. «Monellaccio! Te la faccio vedere io!»

Corsi di nuovo fuori per scappare. Uscii verso le piscine e poi svoltai a sinistra. Lei mi stava col fiato sul collo ed ero sicuro che mi avrebbe preso, ma oltrepassata una colonna sentii una mano afferrarmi per la tunica e tirarmi dietro un muretto. Era Livia. Mi mise un dito sulle labbra per zittirmi e lo tenne lì finché la domestica non rientrò in cucina.

«Hai visto che faccia le hai fatto fare?» disse ridendo.
«È proprio vero!» risposi. «Io mi chiamo Rufo».
«Io Livia. Sono qui con mio padre, è un senatore. Ha affari importanti con questi uomini».
«Anche il mio».
«Cosa facevi giù al ruscello?»
«Raccoglievo sassi. Quando mi hai visto ne avevo appena trovato uno bellissimo». 
«Che bello!» rispose con un sorriso. Ci pensai su. Diventai tutto rosso, mi feci coraggio e glielo porsi. 
«Te lo regalo. Guarda, i riflessi verdi sono proprio come i tuoi occhi».
«Grazie! Sei gentile!»

Lo prese e lo girò un po’ tra le dita guardandolo, poi mi diede un bacio sulla guancia. La mia faccia si fece ancora più rossa, come se fosse brace. E poi la guardai ancora, perso in quegli occhi verdi. Divenne la più bella estate della mia vita.

Fine

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L’autore dice di se stesso: 《Ho 30 anni, sono laureato in storia antica e attore teatrale a tempo perso. La vita quotidiana mi ha allontanato dai miei studi, ma dopo aver passato la giornata in ufficio mi piace chiudere gli occhi e far rivivere in qualche riga quel mondo antico che mi ha tanto affascinato; spesso unendolo a temi marinareschi e pirateschi. Oltre a questo sono un appassionato di cinema, di sport e musica, soprattutto punk e generi derivati– Fabio Cogliati


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