VERSIONE NON EDITATA
[tempo di lettura 1min]
Il seguente racconto è stato editato secondo questi punti:
Rosa: errori grammaticali
[sintassi, espressioni scorrette, coniugazione dei verbi ecc…]
Azzurro: errori dal punto di vista della scrittura
[ripetizioni, punteggiatura dialoghi incoerente, tic letterari, sviste stilistiche]
Giallo: questioni tematiche o di coerenza narrativa
INIZIO – «Tu, proprio tu, lurido bastardo schifoso cosa mi hai fatto? non parli? non hai niente da dirmi?».
«Non rompere i coglioni, non hai paura di quello che potrei dire? mollami!».
«Mollami? non dicevi così questa notte quando mi infilavi le tue luride mani sotto ai miei vestiti, dentro le mie mutande, dentro la mia carne. No, non mi fai paura. Ho capito cosa vuoi da me mi vuoi vedere crollare a terra…strisciante».
«Non cambierai mai, ogni giorno hai bisogno di crearti il tuo mostro, ti devi sentire la vittima sacrificata, sono io il tuo mostro…sei soddisfatta adesso?».
«Siete tutti uguali voi uomini, tutti mostri, tutti porci schifosi in cerca della stessa cosa. Magari fossi la tua vittima, non sono niente per te, non mi vedi nemmeno, non esisto proprio. Voglio che tu abbia il coraggio di dirmelo in faccia, mandami affanculo, dimmelo che per te sono stata solo una…».
«Cosa? sputa il tuo veleno dai…una scopata? … se solo tu capissi quello che siamo veramente».
«Non c’è niente da capire, non cambierebbe quello che sento».
«Cambierebbe eccome…se ti guardassi dentro, se accettassi questa situazione, invece no…tu devi essere per forza l’offesa, quella buona, sana, che non ha colpe. Hai sempre fatto così, con tutti. E io ci casco sempre perché ti amo. Io mi innamoro di quelle pazze come te. Vaffanculo si…vacci davvero così sarai appagata».
«Sei davvero meschino e vigliacco, adesso dici che mi ami…ah ah ah… chi sei veramente? io voglio solo essere felice».
«Felice? ah ah ah…cosa credi che sia la felicità? E credi che te la debba dare io? lo sai chi sono io? lo sai o no? io sono la tua paura. La tua ossessione continua. Sono il tuo specchio. Ma ci vogliono le palle per guardarsi in uno specchio senza distogliere lo sguardo. Io sono te. Potevo essere la tua felicità e tu la mia ma ti ho vista stanotte. Ti sei strappata tutti i vestiti da sola fino a restare nuda come una morta e ti sei toccata come un’ossessa fino a farti male per poi accusare me. Ogni notte la stessa storia e ogni mattina trovi il tuo carnefice da crocifiggere. Sei una pazza psicopatica…pazza da legare».
«Tu sei pazzo…sei da ricovero coatto in clinica psichiatrica».
«È questo che non accetti…piccola mia…ci siamo già in una clinica psichiatrica, da quattro mesi ormai, ma tu non te sei ancora accorta».
Fine
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