Il dolce di Natale


[tempo di lettura: 2min]

Accade ogni anno.
Il viaggio verso casa è un continuo pregare che una tempesta mi impedisca di arrivare a destinazione. Pare assurdo che alla vigilia di Natale il tempo sia sempre ottimale da tre anni a questa parte. Non nevica quasi più e mi convinco che questa festa senta il mio arrivo a casa, dove il solito posto mi attende: centrale, lato libreria, tra mio fratello e mia sorella. Siederei volentieri al tavolo dei bambini, ma la posizione che dovrei assumere comporterebbe indigestione e fisioterapia. 

Il respiro si ferma per lasciare spazio a una nervosa risata quando trovo parcheggio proprio sotto casa. Se un parente allungasse un braccio fuori dalla finestra della sala potrebbe afferrare il dolce che ogni anno dico di aver preparato con le mie mani.

Sono brava nel trovare soluzioni che non destano sospetti, ma pessima nel gestire le emozioni. Accumulate negli anni, mai elaborate, prego sempre che rimangano dietro al mio cuore fino a sera, quando mi adagio sul letto della mia vecchia camera, concludendo la farsa di quel giorno come un numero di teatro.

Per tutto l’anno immagino di tornare indietro nel tempo e cambiare le cose. Gli scenari nella mia testa sono molteplici, ma quando torno alla realtà, è come prendere uno schiaffo a mano aperta sulla guancia; persino il rumore ferisce.

L’unica cosa che apprezzo è che le foto di mio padre sono alle mie spalle mentre mangio. Avere i suoi occhi su di esse mi dà sollievo e per un breve lasso di tempo, il mio senso di colpa svanisce. La sua assenza si nota poco, in un certo senso è come se fosse sempre lì con noi.

Lo ricordiamo con affetto, o meglio, io lo faccio a denti stretti. È il mio sistema per non farmi beccare, come una spia sottoposta alla macchina della verità. Non lo detestavo, eravamo solo molto diversi e in quarant’anni non sono mai riuscita a trovare un canale di comunicazione che mi permettesse di avere una conversazione che durasse più di cinque minuti.

Sono tante le domande che mi pongo: avrei potuto cambiare tante piccole cose e se lui avesse fatto lo stesso, forse sarebbe ancora qui, silenzioso: certo, sarebbe l’equivalente di un vecchio cane appisolato nella cuccia che si alza solo per mangiare e svuotarsi, ma sarebbe presente, non sotto terra.

E io non proverei un senso di colpa per averlo costretto malamente, alla vigilia di Natale di tre anni fa, a prendere il dolce in pasticceria; l’auto parcheggiata lontano dalle strisce pedonali. Forse lui mi ha perdonato, mi chiedo se gli altri farebbero lo stesso. Se solo sapessero.

Fine

Racconto originale [senza editing]: coming soon

L’autrice dice di se stessa: 《Leggo molto, scrivo pensieri a caso su blocchi a caso che poi, spesso anzi, non trovo più. I film in bianco e nero mi mancano da matti. le serie tv? Sono di una stagione. O, e adoro il cioccolato!– Lavinia Brazzale


4 risposte a “Il dolce di Natale”

  1. Anche questo Natale sembra che ci sarà il sole. Nessuna tempesta. Buon pranzo di natale con qualsiasi dolce di una qualsiasi pasticceria. Ci sarà sempre qualcuno che ti guarderà le spalle. Magari quest’anno potresti girarti e sorridergli.
    Buon Natale.

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