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Apro la valigia e quel profumo alla vaniglia, mi stordisce di rabbia.
Messa in bellavista, una sottoveste nera. Agitarsi non serve.
Compongo quel numero che ho imparato a memoria mesi fa, mentre immagino, dall’altro capo del telefono, il volto soddisfatto della segretaria di mio marito.
“Buongiorno Sara, ottima mossa la sottoveste visto che Giulio non avrà mai le palle per lasciarmi. Ma sai che c’è? Io mio marito me lo tengo”.
Riattacco.
Il ricordo di quella telefonata di dieci anni fa e il ricordo dell’incidente della macchina aziendale finita in fondo al lago, due giorni dopo, con a bordo il mio Giulio e la sua Sara, mi accompagnano durante il viaggio in auto come un sottofondo cristallizzatosi nel tempo. Arrivo alla casa che si affaccia sul lago e lì ad attendermi, mio marito e un silenzio tombale. Scosto le tende e vedo riflessa sulla vetrata la foto che mi ritrae con papà in officina, con le mani sporche di olio: il mio primo motore riparato.
Vedo riflessa pure l’urna funeraria sul camino. Mi volto. Mi verso da bere. Mi avvicino, il profumo alla vaniglia supera la polvere. La soddisfazione anche. “Nessuno avrebbe mai potuto notare la manomissione dei freni. Ho a cuore i miei
dipendenti, e se si tratta di mio marito e della sua segretaria, poteva solo essere un lavoro certosino. Del resto le mie cose migliori sono sempre coincise con te, mio caro Giulio”. E così è stato. Fino alla fine.
Fine
Scopri il racconto originale [senza editing]: in arrivo…
L’autrice dice di se stessa:《Mamma e moglie in divisa. Autrice di articoli per un magazine online. Aspirante scrittrice》– Michelina Montalto